BenessereConsigli per gli acquisti

Dare l’acqua del rubinetto ai più piccoli non è pericoloso

Insegnare ai bambini “a bere” è fondamentale per la loro salute… ma quale acqua è giusto dare ai più piccoli? Non c’è alcuna motivazione di carattere nutrizionale, né tanto meno di sicurezza per non dare anche ai bambini l’acqua del rubinetto!

Per un bambino è molto facile disidratarsi rapidamente, soprattutto nei mesi estivi. Infatti, se negli adulti l’acqua corporea è pari al 50 – 60%, nel lattante la percentuale sale al 75%, con un rischio di disidratazione che è però 3 volte quello degli adulti! Con il passare degli anni la percentuale diminuisce, ma il rischio di perdita rapida di liquidi permane sino alla pubertà.

Per questo motivo è molto importante insegnare ai bambini a bere acqua regolarmente: secondo la Società italiana di nutrizione umana i bambini che hanno un’età compresa tra 1-3 anni dovrebbero assumere 1,2 litri di acqua al giorno!

Per aiutarci a trasmettere questa buona abitudine potremmo, superata la fase del biberon (spesso troppo protratta nei bambini italiani), dare ai bambini una tazza, un bicchierino o una bottiglietta colorati, con manici che facilitano la presa (dai contenitori con beccuccio a quelli con cannuccia incorporata, dalle bottigliette da ciclista a quelle termiche per l’estate).

Noi abbiamo comprato la tazza con beccuccio, antigoccia (valvola fondamentale…guardate nelle foto gli esperimenti di Chiara!), con manici antiscivolo, senza BPA (bisfenolo A), prodotta dall’Avent, che vi consiglio:

Noi italiani siamo i primi consumatori di acqua minerale in Europa, e i terzi nel mondo, ma secondo gli esperti non è pericoloso dare anche ai nostri bambini l’acqua del rubinetto (ossia quella degli acquedotti cittadini). L’acqua del rubinetto, prelevata da laghi, fiumi o falde superficiali, è sottoposta a rigorosi controlli da parte di Asl e laboratori delle aziende idriche. Questi ultimi effettuano controlli con periodicità settimanale o mensile secondo i casi (il controllo dell’acqua minerale è invece effettuato annualmente).

Qualora non fossimo completamente sicuri della qualità dell’acqua che esce dai nostri rubinetti potremmo:

  • far analizzare l’acqua, richiedendo il servizio di analisi in crowdfunding We Test Water (piattaforma di Altroconsumo), che offre la possibilità di attivare e contribuire alle analisi dell’acqua potabile;
  • optare per soluzioni casalinghe, ossia l’installazione di sistemi di filtrazione e depurazione dell’acqua;
  • prendere l’acqua presso le “Case dell’acqua”.

Le Case dell’acqua sono punti di trattamento e distribuzione di acqua di acquedotto (nate per accrescere la fiducia dei cittadini nei confronti dell’acqua comunale), volute da quasi 500 Comuni italiani (molto più al Nord che al Sud).

Alla mia bambina fino a pochissimo tempo fa davo solamente l’acqua Sant’Anna (con bassissimo residuo fisso, ossia ridotta presenza di minerali -pari a 22,0 mg/l-, per non affaticare i reni), oggi le diamo anche l’acqua che prendiamo qui, alla Casa dell’acqua all’Auditorium Parco della musica:

Qui l’acqua viene microfiltrata, trattamento che consente di catturare le microparticelle in sospensione ed eliminare il sapore di cloro tipico “dell’acqua del rubinetto” (soprattutto romana).

Secondo una recente indagine condotta da Altroconsumo, l’erogazione media di ciascun impianto (Casa dell’acqua) è di circa 2.500 litri giornalieri, che equivale a circa 1.700 bottiglie di plastica da un litro e mezzo e 20 tonnellate di Pet (Polietilene tereftalato) all’anno risparmiate! Un dato che va moltiplicato per il numero delle Case dell’acqua finora esistenti in Italia.

Scegliere l’acqua del rubinetto è senza alcun dubbio una scelta che fa bene soprattutto all’ambiente, ma anche alle tasche (è stato calcolato che una famiglia italiana può risparmiare più di 400 euro all’anno)… di questi tempi mi sembra una scelta, oltre che etica, molto saggia!

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