Scegliere di portare i nostri figli all’asilo nido per noi mamme lavoratrici non sempre è facile… i sensi di colpa possono farci stare davvero male ma dovremmo provare a considerare di più i vantaggi di questa magica esperienza!
“Pensa che un bambino in età prescolare soffra se la sua mamma lavora?” Questa è una domanda standard presente in indagini nazionali e internazionali le cui risposte affermative variano in base al Paese, al tasso di occupazione femminile… indovinate l’Italia come si colloca? L’Italia è uno dei paesi in cui è più alta la quota (75%) di chi ritiene che un bambino in età prescolare soffra se la mamma lavora (Fonte: European Social Survey).
Non sorprenderà sapere che nei Paesi Scandinavi le risposte affermative a questa domanda sono in netta minoranza, ma parliamo di Paesi dove è più semplice conciliare i bisogni di cura di un bambino e la partecipazione al mercato del lavoro:
- la rete di servizi per l’infanzia è di ottima qualità e il livello di copertura è elevato;
- il congedo di maternità e genitoriale a compenso pieno dura un anno;
- i genitori hanno orari di lavoro tra i più corti in Europa (avete mai sentito parlare del metodo educativo olandese? Ve ne parlerò molto presto!).
Nonostante sia aumentato il tasso di occupazione delle donne con figli in età prescolare, oggi in Italia quasi una madre lavoratrice su quattro lascia il lavoro dopo la nascita di un figlio!
Per noi donne non è semplice conciliare lavoro e bisogni di cura e relazioni di un bambino… i nidi in Italia sono pochi, mal distribuiti e non sempre economicamente accessibili e di qualità (con educatrici preparate/ambiente accogliente e sereno).
Oltretutto il nostro Belpaese soffre di una pressocchè inesistente flessibilità nell’esecuzione ed organizzazione del lavoro che sarebbe preziosa per le mamme lavoratrici! Basti pensare alla scarsissima diffusione del part-time e della minima diffusione dello Smart Working, che consente ai dipendenti di svolgere le proprie attività da remoto, senza dover timbrare il cartellino. Dal recente studio”Working anytime, anywhere: The effects on the world of work” (Fonte: Eurofound e Organizzazione Mondiale del Lavoro) è emerso che l’Italia si colloca proprio all’ultimo posto in graduatoria! Indovinate ai primi.. .ovviamente Danimarca, Svezia, Paesi Bassi, Regno Unito e Lussemburgo. Strano vero!?
Questi dati la dicono lunga e ancor più dicono le percentuali dei bambini che frequentano scuole dell’infanzia e nidi: secondo l’ultimo rapporto della Commissione europea in Italia il 98% dei bambini tra i 4 e i 6 anni frequenta la scuola dell’infanzia ma solo il 25% dei bambini sotto i 3 anni frequenta l’asilo nido. Si tratta di percentuali bassissime se confrontate con quelle dei Paesi del Nord Europa: Estonia, Slovenia, Finlandia, Svezia, Norvegia e Danimarca garantiscono ad ogni bambino il diritto al nido fin dalla nascita! A confermare questo disagio è anche l’ultimo bollettino Eurydice/Indire, che sulla base dei dati europei ha evidenziato in più interventi quanto il nostro Paese abbia bisogno di una riforma seria del settore.
Con la riforma della Buona scuola (bis), sono in arrivo (speriamo!) interventi migliorativi: gli stanziamenti messi in campo ammontano ad oltre 600 milioni di euro distribuiti nel triennio 2017-2019. I fondi erogati sia per la scuola materna che per gli asili nido saranno gestiti direttamente dai Comuni senza intermediazione delle Regioni.
Tali fondi dovrebbero potenziare i servizi all’istruzione da 0 a 6 anni per tutta l’Italia: in pratica l’obiettivo è quello di aumentare il tasso di copertura di asili nido e materne in modo tale che sempre più bambini possano usufruirne.
Occorrono politiche a sostegno della frequenza degli asili nido anche perché numerose ricerche internazionali sul potenziale di sviluppo che il nido rappresenta per i bambini sono chiare: i bambini che frequentano il nido hanno maggiori possibilità di affermarsi nella vita, sia dal punto di vista dell’apprendimento scolastico che del successo individuale.
Io e Massimo siamo felici di mandare la nostra bambina al nido (nonostante il periodo dell’inserimento sia stato molto impegnativo da un punto di vista emotivo… e non solo) e non pensiamo che questa esperienza possa sottrarre affetto e attenzioni di noi genitori. Al contrario siamo convinti che le darà molto di più: una possibilità educativa ampia, la spinta all’autonomia e quindi crescita dell’autostima, il confronto e la condivisione con gli altri bambini… e tanto tanto altro ancora! Tutto questo con mamma e papà o con i nonni non può accadere, semplicemente perché a casa (ma anche al parco o in una ludoteca per qualche ora al giorno) Chiara non potrebbe vivere la sua routine con altri bambini (con cui giocare, litigare, mangiare…) e con educatrici esperte in grado di farle vivere esperienze sensoriali, stimolanti e di crescita globale!